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Gennaio

Cammina alla presenza di Dio

 

Insegnano gli astronomi che l’azzurro della pretesa volta celeste esiste in tutta l’estensione della massa atmosferica, e che, quindi, noi non ci troviamo sotto il firmamento, ma nel firmamento: respiriamo il cielo.

Lo stesso può dirsi del cielo spirituale, che è Dio stesso; dice infatti l’Apostolo: “In Lui viviamo, ci muoviamo e siamo” (At 17,28). Egli è l’anima della nostra anima; ci crea e ricrea incessantemente a Sua immagine e somiglianza; è presente infinitamente più e meglio di qualsiasi cosa, perché, non essendo localizzato in nessuna parte, è ovunque con la Sua presenza creatrice e animatrice e, aprendo gli occhi, lo incontriamo dappertutto.

Tutto quello che si contempla senza Dio è niente, ciò che si colloca lontano da Lui è perduto: fuori di Lui, padrone dell’essere, non c’è che il nulla e la morte.

Perché la Sua presenza sia vivace e utile si richiede l’attenzione dell’anima, la rettitudine di coscienza e un vigile allontanamento dalla vita dei sensi, che non è compatibile con l’attrattiva e l’azione di Dio.

Certo, la presenza del Signore mai si avverte così bene come nella preghiera, la quale, fin dal primo suo slancio, ci eleva fino a Lui e ci dà la percezione del divino. Ma se dovessimo trovar Dio soltanto nella preghiera, i nostri rapporti con Lui sarebbero assai brevi. Trovar Dio soltanto nella chiesa o nei momenti fissi della preghiera e dei pii raccoglimenti, significa trattarlo come un personaggio ufficiale, col quale gli abboccamenti devono essere regolati e misurati. Dio vuole di più, e ci offre molto di più. Egli vuole instaurare con noi una vita permanente, prender parte a tutto ciò che pensiamo e facciamo; ricever le nostre confidenze e farci le Sue.

Leggiamo nel Genesi che il Signore, volendo dare una sicura norma di vita ad Abramo, prima di confermare con lui il patto di alleanza, gli disse: “Cammina alla mia presenza e sari perfetto” (Gn 17,1).

La medesima norma fu data da San Tommaso d’Aquino, prima di morire nel monastero di Fossanova, a un monaco. Questi, avvicinatosi al suo letto di morte, gli aveva chiesto d’indicargli una regola sicura per salvar l’anima propria; e il santo, senza esitare, gli rispose: “Pensate spesso alla presenza di Dio! È il mezzo più sicuro per vivere e morir bene!”.

Camminare alla presenza di Dio vuol dire, dunque, camminare alla perfezione.

Grande insegnamento, capace di dare, da solo, alle nostre azioni giornaliere, tutto il valore soprannaturale.

Se la presenza di una persona autorevole ispira rispetto, cosa non farà il pensiero: Dio mi vede? Cioè, sto alla presenza dell’Onnipotente che mi ha creato, del Sommo Bene che mi ha redento, del Santo dei santi che odia l’iniquità, dell’Infinita Giustizia che dovrà giudicarmi?

Il Padre Giacomo era talmente compreso di questa grande verità, che la diede, anche lui, quale programma e regola ai suoi figlioli spirituali. Infatti, come Gesù compendiò il Decalogo nel comandamento dell’amor di Dio e dell’amor del prossimo, così egli condensò la regola in tre punti o articoli:

  1. Vivere alla presenza di Dio e in unione con Dio;
  2. Vedere in tutti l’immagine di Dio e ricever tutto dalle Sue mani;
  3. Far tutto per puro amor e gloria di Dio, tenendo la contemplazione nell’attività.

 

Lo vedrai, leggendo e meditando i seguenti brani, proposti per ciascun giorno del mese.

– 1 –

Sia tua regola la vita di Gesù Cristo, che fu tanto fedelmente copiata dalla Sua Santissima Madre, la quale è anche madre nostra; per conseguenza dobbiamo cercare d’imitarla in tutto, facendola imitare anche dagli altri.

 

– 2 –

Si potrebbero scrivere volumi su questo argomento; ma quello che non posso scrivere, puoi contemplarlo guardando Gesù, che è il Verbo incarnato, o l’umanità assunta dalla persona del Verbo.

Egli non lasciò mai di essere unito a Dio, perché, essendo Dio uguale al Padre, si fece uomo, senza lasciar d’essere Dio. Per conseguenza fu ed è sempre alla di Lui presenza, con quell’intimità con la quale Tre Persone divine non sono che un Dio solo; da Dio ricevette ciò che incontrò sulla terra; e per amore e gloria di Dio furono fatte tutte le opere Sue.

 

– 3 –

Questa vita fu – come ho detto – copiata da Maria.

Essa, dal primo istante della Sua Concezione, per i meriti anticipatamente applicatile da Gesù Cristo, fu esente dalla colpa stessa di origine e, per conseguenza, sempre unita e presente a Dio per grazia, ricevendo tutto dalle mani di Dio, e operando tutto per puro amore e gloria di Lui, con ogni sincerità, semplicità, umiltà e obbedienza sino alla morte, e alla morte stessa di croce, perché era ai piedi della croce, quando la sua Vita, sulla croce, lasciava la vita.

 

– 4 –

Noi, per come ci è dato, dobbiamo imitare questa vita di Gesù e di Maria, osservando la regola che vi ho indicato, la quale ci fa capire che la vita è nella volontà di Dio: vita in voluntate Domini. Per essa rinunzieremo ogni cosa nostra, noi stessi, qualunque conforto e consolazione di spirito, perché la volontà di Dio è più dolce del Paradiso medesimo.

 

– 5 –

È dal semplice e sincero stare dinanzi a Dio che si acquista quel verace amore che si chiama carità, per cui l’anima va crescendo di giorno in giorno in quella diligenza, che la fa premurosa e sollecita delle cose di Dio. Vi esorto pertanto mettere ogni diligenza nel pensare sempre che siete alla presenza di Dio; e quando riuscirete a non dimenticare mai questa grandissima sorte, avrete nel vostro cuore il Suo divino amore e il Suo timore, per cui sarà difficile tornare ad offenderlo.

 

– 6 –

Per la continua pratica di stare alla presenza di Dio, l’anima nostra e lo stesso cuor nostro si sentiranno anzi spinti ad amarlo, perché la pratica genera l’amore; quando, per questo mezzo di viva fede, si acquista la gran sorte di amare Dio, allora ci eleveremo sopra le cose create, e i nostri sensi non potranno più cattivare la povera anima nostra alla schiavitù del peccato; ma elevati, per questo amore divino, alla vita dello spirito, si gusteranno le delizie del cielo.

 

– 7 –

Teniamoci sempre alla presenza di Dio, in maniera da non smarrirla mai, e averla con noi in tutti i momenti della nostra vita, vedendo Dio in tutto e amandolo in tutto, poiché è purtroppo vero che noi siamo in Lui, ci moviamo in Lui, e non può trovarsi un sol punti dello spazio dove Dio non sia.

 

– 8 –

L’anima che pratica veramente questo precetto, deve, quanto prima, esser consumata nel divino amore, perché, praticando sempre con Dio, non può fare a meno di amarlo sopra tutte le cose, con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze.

 

– 9 –

Stare alla presenza di Dio vuol dire cominciare a esser beati fin da questa vita. Infatti, la beatitudine dei santi consiste nel veder Dio perpetuamente, senza giammai perderlo di vista.

 

– 10 –

Il Verbo divino, consustanziale al Padre, avendo assunta l’umanità, non solo ci ha dato prova del Suo amore, umiliandosi fino alla nostra miseria, patendo per noi e dando anche la vita per la nostra salute, nell’umanità santa di Gesù Cristo; ma, per l’unione ipostatica dell’umanità santa al Verbo divino, ci ha insegnato che, se vogliamo seguire il Suo esempio, dobbiamo stare necessariamente uniti a Lui per mezzo dell’amore.

 

– 11 –

Gesù ha meravigliosamente realizzato, per noi, in modo concreto, questa vita d’unione.
Egli è sempre con noi come Dio e come uomo: come Dio l’abbiamo presente in ogni luogo, in noi e in torno a noi, (questo pensiero basta a tenerci in Sua compagnia col più grande conforto e la più grande consolazione del nostro spirito); come uomo l’abbiamo nel Tabernacolo dell’Altare, dove possiamo sempre visitarlo, parlargli, chiedergli consiglio e riceverlo ogni giorno nel cuore e nell’anima.

 

– 12 –

Stare uniti con Dio significa non solo bere alla sorgente divina, ma possedere in se stessi ogni bene, e la felicità più completa e più vera.

 

– 13 –

Siate una copia fedele del nostro buon Gesù, attingete da Lui tutto lo spirito, prolungando le Sue conversazioni sino al punto di ridurle permanenti. Oh, quanto è soave stare col Signore! La Sua compagnia non ha noie, e l’anima non finisce mai d’arricchirsi, perché ha sempre da tirar tesori dalle miniere inesauribili della Sua sapienza e bontà.

Il Suo amore è un incanto, un Paradiso! Amiamolo sempre più e saremo sempre più capaci di amarlo; e quando l’ameremo davvero, Egli vivrà in noi, e noi in Lui.

 

– 14 –

Se, a questo primo articolo, l’anima fedele aggiunge l’osservanza del secondo: “Riguardare in tutti l’immagine di Dio, e ricever tutto dalle mani di Dio”, allora la divina presenza le si rende anche sensibile, perché, guardano in tutte le creature umane l’immagine del Signore, avrà un continuo commercio con Dio, e si eserciterà continuamente a fare la Sua adorabile volontà, la quale le sarà tanto soave quanto il Paradiso. Nessuna cosa la toglierà da questo dolce commercio con Dio, e le cose prospere, come le avverse, le saranno sempre ugualmente care, perché tutte le riceverà dalle mani di Dio.

 

– 15 –

Dio c’impone di averlo presente, e non per uno sforzo immaginario della nostra mente, ma perché ci ha dato luce di fede de crederlo, come realmente è, sempre e ovunque presente in spirito e verità della Sua Essenza.

 

– 16 –

Per maggiore aiuto in questa pratica salutare, Dio vuole che lo vediamo in ogni Sua rappresentanza, cioè in ogni anima creata a Sua immagine e somiglianza, e redenta dal Suo Sangue preziosissimo, quindi: in noi stessi, nei Superiori, negli uguali, nel nostro prossimo, nei Suoi Poverelli, in tutti.

 

– 17 –

E non per immaginazione, ripeto; ma perché Egli è in noi con le Sue opere, con la Sua assistenza e conservazione, con la Sua grazia, col Suo Sangue, con Suoi Sacramenti, col suo amore; e anela che la nostra unione con Lui sia tale da non esser più noi a vivere in noi stessi, ma Gesù Cristo.

 

– 18 –

Gesù non solo ci dà l’esempio della perfetta unione al Suo Eterno Padre, ma col Suo esempio e con l Sua parola c’insegna che è venuto al mondo per fare la volontà del Padre Celeste, il quale tutto dispone con la Suo Provvidenza; talché in tutta la Sua vita non v’è circostanza o avvenimento di sorta che non riceva, con prontezza e amore, dalle mani stesse di Lui.

 

– 19 –

Dal Padre Celeste riceve e accetta: la povertà dei Suoi genitori, la nascita nella grotta, la fuga in Egitto per la persecuzione d’Erode, la vita laboriosa e nascosta, la vita pubblica, la passione e la morte; e quando Pilato lo minaccia dicendo che è in suo potere conservargli o togliergli la vita, Gesù, con ammirabile calma, risponde: “Ogni potere viene da Dio, e tu non l’avresti, se Dio non te lo desse”.

 

– 20 –

Dall’esempio di Gesù impariamo a ricevere tutto dalle mani di Dio, siano prospere o avverse le circostanze in cui ci si venga a trovare, e attribuiamo ogni cosa alla Sua misericordia e alla Sua giustizia, senza mai riguardare l’intermediario, cioè l’uomo, e senza imputare alla di lui bontà o malizia le cose che accadono.

 

– 21 –

Consideriamo l’uomo come strumento nelle mani di Dio, il quale dispone tutti con la Sua ammirevole e sollecita Provvidenza, e sempre per il bene della Sua creatura, che ha amato tanto, sino al punto di unirla a Sé, per l’Incarnazione del Suo Verbo, e redimerla col Suo sangue per l’umanità santa di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.

 

– 22 –

Accettiamo tutto dalle sante mani di Dio con piena pace, paziente rassegnazione e filiale abbandono, unendoci in ogni cosa al Suo divino volere.

 

– 23 –

L’anima che si è abituata alla perenne presenza di Dio, guardando anche negli uomini la divina immagine “Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram”, e pigliando dalle mani di Dio, e non dalle mani degli uomini tutte le cose, andrà esente da quelle ribelli sensazioni di simpatia e antipatia, di amore disordinato e di odio che l’umana natura, corrotta dal peccato, è sempre pronta ad apprendere; e invece sarà sempre modificata dalla carità e, da questa, elevata alla contemplazione della economia del Divino Amore.

 

– 24 –

Da ciò è facile capire come, invece di sentire odio contro le persone che ci fanno del male, esse ci sembrino più care, perché sono strumento che ci uniscono a Dio, facendoci meglio somigliare a Gesù Cristo, vita nostra; e come nessuna umana attrattiva nelle prosperità sarà capace di strappare una sola fibra del nostro cuore dal solo e puro amore di Dio.

 

– 25 –

Bisogna adorare e crescer sempre nello spirito della rassegnazione e dell’amore, che ci trasporti a non viver più della nostra vita, ma di quella di Gesù Cristo, vita nostra, mettendoci sempre, per nuove adesioni, nelle Sue sante braccia e nella quiete della Sua pace santissima

 

– 26 –

Gesù, durante la Sua vita, non disse e non operò cosa alcuna che non fosse per puro amore e gloria del Suo Eterno Padre.

L’anima religiosa, fedele seguace di Cristo, in tutto il suo dire e operare, non deve avere altro fine che il puro amore e la sola gloria di Dio.

 

– 27 –

Per far questo, l’anima deve impegnarsi a distruggere interamente il suo amor proprio, dove han sede i sette vizi capitali, che sono l’abito del demonio, e conservare sempre in sé la sincerità, la semplicità, l’umiltà e l’ubbidienza, e questa sino alla morte, e alla morte di croce, senza guardare mai al proprio patire, di cui, anzi, bisogna accrescere sempre di più la brama, perché ognor più s’accresca l’amore e la gloria di Dio.

 

– 28 –

Operando unicamente per amore di Dio e per la Sua maggior gloria, raggiungeremmo in tutto il fine per cui siamo stati creati e senz’avvedercene, arriveremo a quell’abnegazione che ci costituisce nello stato di sacrificio, per amor di Gesù Cristo nei Suoi Poverelli, che formerà veramente il tipo della somiglianza con Colui che è l’amore e la vita nostra.

 

– 29 –

L’anima che s’impegna fedelmente a far tutto per puro amore e gloria di Dio, portando la contemplazione nell’attività, sarà come un angelo del Signore sopra la terra, lontana non solo dalla menoma colpa, ma piena tanto del divino amore, da esser sempre pronta a qualunque sacrificio, perché sia in lei compita l’adorabile volontà di Dio. Essa non farà mai nulla per amor proprio o per rispetto umano, ma sarà sempre attiva, dove l’amore e la gloria di Dio la spingono a operare.

 

– 30 –

Fate questo, figli miei, e sarete felici, come io vi desidero anche qui in terra, per continuare a esserlo nel cielo. In terra, per lo spirito della santa contemplazione, che vi darà beare nella perenne conversazione con Dio; in cielo, perché, in premio della vostra fedeltà, riceverete l’eterna gloria, che vi stabilirà nella visione beatifica di Dio e nel totale e perenne possesso di Lui.

 

– 31 –

Il demonio, il quale conosce il gran bene che sarà operato da chi vive alla presenza di Dio, portando la contemplazione nell’attività, mette ogni impegno per distruggere questa vita in ciascun’anima. Ma la Gran Madre di Dio, che fu la prima a copiare in sé la vita di Gesù Cristo, per buona sorte è anche Madre nostra. Il Suo grande patrocinio sia il nostro scudo e la nostra difesa in tutti i momenti difficili della vita, e chiediamo sempre al Suo materno Cuore i lumi e gli aiuti necessari per poterci dire, con la grazia del Signore, Suoi devoti e fedeli figli.