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Da avvocato e politico… a sacerdote nella Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri

Il giorno 11 agosto 2023, la Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri ha gioito per l’Ordinazione presbiterale di un altro figlio del Beato Giacomo Cusmano. Si tratta di Leandro dos Santos Pereira, un giovane brasiliano di 37 anni che ha abbracciato la vita religiosa 9 anni fa e ha maturato la sua vocazione fino al conferimento del secondo grado dell’Ordine sacro. Avvocato di professione, con alcune esperienze in politica come Consigliere Comunale nella sua città, è sacerdote religioso per sempre. La celebrazione eucaristica, con il solenne rito di ordinazione, si è svolta a Igarapé, un piccolo paese nell’entroterra del Minas Gerais, il secondo stato più grande del Brasile: è stata presieduta da Mons. Francisco Cota de Oliveira, Vescovo di Sete Lagoas che, con l’imposizione delle mani e la preghiera di consacrazione, ha conferito al Servo dei Poveri il sacramento dell’Ordine. Erano presenti diversi sacerdoti e diaconi, tra cui padre Ronald Dias Ignacio, rappresentante del Governo Generale della Congregazione.

Approfittiamo dell’occasione per una breve intervista al neo sacerdote:

Padre Leandro, come ha maturato la sua scelta a 28 anni?

Ho sempre frequentato la parrocchia, sostenuto dalla mia famiglia di fede cattolica, e fin da piccolo ho compreso l’importanza di Dio nella vita di ognuno. La vocazione non si scopre da un giorno all’altro; è un dono che riceviamo nel battesimo e che cresce con il tempo. A volte ho lottato con me stesso per resistere alla mia chiamata, ma non sono riuscito a soffocare il richiamo di Dio. Tra il 2014 e il 2015 ho avuto consapevolezza del mio più profondo e autentico desiderio: diventare sacerdote ed entrare nella Congregazione fondata da padre Giacomo. In quel periodo mi sono confrontato con padre Francisco de Assis dos Anjos, allora parroco di Igarapé, ed egli ha accompagnato il discernimento necessario a comprendere il desiderio di Dio per me. Fino a scoprirlo coincidente con ciò che intimamente riconoscevo dono naturale. A 29 anni ero già nel Seminario.”

È stato facile rinunciare alla carriera di avvocato e alle prospettive in ambito politico?

Non ho abbandonato i miei ideali, piuttosto li ho purificati. Una persona che incontra Cristo nella sua vita, si trova bene ovunque è chiamato a vivere. Cristo non impone nulla, Cristo propone… o meglio, Cristo ci seduce con l’amore e la verità. Gli stessi ideali che mi hanno fatto innamorare della politica, che mi hanno portato a scegliere la facoltà di Giurisprudenza per sviluppare particolari competenze a servizio della giustizia e che mi hanno motivato a esercitare la professione legale, sono ancora vivi nel mio cuore e nel mio modo di essere. Il bene comune, la giustizia di Dio e la pace sociale sono sempre stati presenti nella predicazione di Gesù e anche padre Giacomo ha vissuto intensamente questo proposito!

Oggi non sono un esponente di partito e non sarò più un candidato politico, ma come religioso, sarà mio dovere lottare per una società migliore e proporre, in comunione con i Vescovi e con la Chiesa, confronti e percorsi che migliorino la qualità di vita delle persone. Quanto al Diritto, non ho trascurato nemmeno questo: attualmente studio Diritto Canonico a Roma e sarò sempre obbediente e disponibile ad aiutare con il diritto civile e canonico chi, nella Chiesa, ne avrà necessità.

Come è stato il periodo di formazione per arrivare al sacerdozio?

La formazione è durata 8 anni: per 2 anni ho studiato Filosofia a Curitiba (Brasile) e per altri 3 anni ho studiato Teologia alla Pontificia Università Lateranense, a Roma. Nel 2018 ho iniziato il noviziato, ho emesso la Prima Professione religiosa e nel 2022 ho confermato il mio impegno davanti a Dio e alla Chiesa con la Professione perpetua dei voti. Il 5 febbraio 2023 sono stato ordinato diacono, a Roma.

La Chiesa è molto attenta ed esigente nella formazione perché è ben consapevole della responsabilità dei ministri ordinati. Dio chiama, ma è la Chiesa che elegge coloro che ritiene idonei al servizio. L’ordinazione non è una laurea, non è un onore per i più santi e non è un titolo onorifico all’interno della Chiesa. L’ordinazione è un mandato concesso a persone comuni che esercitano il “potere del servizio”: mettersi al servizio degli altri, questo è ciò che la Chiesa insegna nella sua ricca tradizione ed è così che cercherò di vivere il mio ministero.

I voti di castità, povertà e obbedienza sono molto impegnativi. Come vedi questa realtà nel mondo di oggi?

Nel mondo di oggi, vivere fedelmente la propria vocazione e adempiere ai voti di castità, povertà e obbedienza, richiede notevole impegno. Per comprendere meglio questa dinamica di rinunce, possiamo osservare in parallelo il matrimonio. Ogni scelta implica una rinuncia: per vivere la fedeltà al suo impegno, la coppia sposata vive una diversa forma di castità, povertà e obbedienza.

Analogamente, la povertà nella vita religiosa non significa solamente ascetica auto-privazione, quanto piuttosto vivere condividendo i beni materiali e spirituali e utilizzando le risorse per il bene comune della comunità religiosa. Obbedire, infine, significa ascoltare l’Altro e gli altri e prendere decisioni congiuntamente, seguendo il cammino concordato.

Nella vita religiosa, i voti non costituiscono un limite alla libertà individuale, ma sono strumenti utilizzati dalla Chiesa per indicare il vero e più significativo segno di Cristo: la disponibilità al servizio di Dio e del prossimo. In un’epoca in cui assumere grandi impegni, come il matrimonio o la vita religiosa richiede coraggio, persistere e rimanere fedeli nell’impegno del sacerdozio ministeriale richiede e testimonia un atto di fede profonda, una collaborazione con la grazia divina nella consapevolezza di non essere mai soli.

Che consiglio daresti a chi pensa di consacrarsi alla vita religiosa e sacerdotale?

Cercherò di rispondere in modo razionale: ogni vocazione è incastonata in un’intima spiritualità, riconosciuta nel cuore come voce divina che lavora in silenzioso nascondimento. Solo Dio entra in questo luogo così personale di progressiva scoperta e maturazione. La domanda che ognuno deve porsi riguardo alla propria vocazione è la seguente: sono disposto a intraprendere questo cammino e a confermare il mio sì ogni giorno? Io ho cercato di dire il mio sì quotidianamente, fino ad oggi e chiedo a Dio la grazia di riuscire a farlo fino alla fine della mia vita terrena. Questo è quanto mi ripeto e ripeto a coloro che riconoscono la chiamata alla vita consacrata: dire di sì, oggi!

Spesso le persone temporeggiano nell’accogliere con fiducia la loro vocazione o la soffocano nel timore di non essere perseveranti. Ebbene, nessuno di noi può esserlo se non si apre alla grazia: la sola volontà non è sufficiente. È fondamentale, quindi, fidarsi di Dio e di quanto Egli desidera operare in noi.

Lasciaci un messaggio…

Innanzitutto, desidero esprimere un profondo sentimento di gratitudine a Dio per il dono della vita e ancor di più per il privilegio di essere chiamato al sacerdozio. Voglio ringraziare di cuore i miei genitori e la mia famiglia per il loro costante supporto e la loro presenza attenta e premurosa nel mio cammino, così come i miei amici per il loro amore e il loro sostegno in questo percorso vocazionale.

Un ringraziamento speciale va anche al nostro Superiore Generale, Padre Salvatore Russo, e all’intera Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri, insieme ai formatori che mi hanno accolto e hanno creduto in me.

Siamo tutti chiamati ad amare Dio, non perché Egli abbia bisogno del nostro amore, ma perché l’amore è la sua essenza, e noi, creati a sua immagine e somiglianza, quando corrispondiamo al suo amore, recuperiamo la nostra più profonda identità. Amare il prossimo è mettersi al suo servizio, specialmente i più bisognosi, proprio come fece il beato fondatore, Giacomo Cusmano. Per questo, ho scelto di vivere la mia ordinazione riferendomi essenzialmente al brano della Lettera di San Paolo ai Galati: “Mettetevi gli uni al servizio degli altri mediante la carità” (Gal 5, 13). Questo è il mio più grande obbiettivo e scopo nella vita sacerdotale.

Ringrazio tutti coloro che ho incontrato nel mio cammino e li invito a vivere con amore, a servire gli altri con carità, a rispondere generosamente alla chiamata di Dio nelle loro vite. Che il Suo amore guidi ogni nostro passo per essere strumenti di speranza e di benevolenza per il mondo. Grazie e che la grazia di Dio sia con voi sempre.

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